ANDREA PENNACCHI
in ARLECCHINO?
scritto e diretto da MARCO BALIANI
con MARCO ARTUSI, MARIA CELESTE CAROBENE, MIGUEL GOBBO DIAZ, MARGHERITA MANNINO, VALERIO MAZZUCATO, ANNA TRINGALI
musiche eseguite dal vivo da MATTEO NICOLIN RICCARDO NICOLIN
scene e costumi CARLO SALA
luci LUCA BARBATI
aiuto regista Maria Celeste Carobene
produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
“In ogni epoca bisogna lottare per strappare la tradizione al conformismo che cerca di sopraffarla” Walter Benjamin
L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della commedia dell’arte.
Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, é goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori, che, come lui, sono stati assoldati, con misere paghe, dall’imprenditore Pantalone, sono, al pari di Arlecchino, debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati.
Eppure tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione, che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi, queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana, in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita.
Ed ecco allora che la storia, nonostante tutto, anzi proprio grazie a questo tutto invadente, si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.